Racket industriale? Ma và…

Racket industriale! Chi ha detto che ciò che stiamo vivendo potrebbe essere questo? Dai, su, vuoi un aiutino?

Negli ultimi anni ci siamo trovati (e il paragrafo potrebbe già finire qui) costretti a combattere una smisurata forza oppressiva che ci ha depredato di tutti i valori che conoscevamo.

La nostra zona comoda si è improvvisamente ristretta, facendoci mancare l’aria, e con essa le nostre sicurezze, gli affetti, le amicizie, il lavoro, le risorse, e distruggendo le pianificazioni delle nostre vite.

E nonostante le più palesi evidenze c’è ancora una grande percentuale di esseri umani che è radicalmente convinta che tutto ciò che è accaduto sia stato fatto nel nostro bene, per garantirci un rassicurante benessere.

Abbiamo faticato a combattere contro le logiche pandemiche, che si stanno defilando per lasciare il posto a ben altri attacchi, che vanno dai veicoli elettrici alla transizione energetica ed ai supposti cambiamenti climatici.

Oggi voglio parlare proprio di questi due ultimi argomenti, e lo farò in modo estemamente analitico.

Sfide e critiche alla transizione energetica globale e alle politiche climatiche

1. Piani per abbandonare i combustibili fossili: chi li decide?
– Duecento persone che affermano di parlare a nome di miliardi di altri, perché hanno un titolo associato a un incarico governativo e fanno parte delle Nazioni Unite affermano che il pianeta ha bisogno di abbandonare i combustibili fossili.
– Queste duecento persone decidono per noi, sapendo che tra qualche tempo, quando saranno evidenti i segni delle loro scelte sbagliate, loro non saranno più lì a risponderne, ma da qualche altra parte a godersi i proventi della loro iniqua attività.
– Le mie critiche alla proposta includono il potenziale danno all’energia già disponibile, a quella che la ricerca scientifica potrà scoprire e all’economia globale, che basa ancora gran parte della propria attività proprio sui combustibili fossili.
È abbastanza evidente che chi ascolta con positivo interesse queste proposte di cambiamento non si rende conto di cosa significhi stravolgere delle gigantesche economie mondiali radicate nel tempo, mentre chi le propone se ne rende ben conto e su questo conto conta!

2. Pianificazione centralizzata nel settore dell’energia:
Ma tu potresti citarmi il nome di un’organizzazione che riesca efficacemente ad organizzare una pianificazione centralizzata? Che so, tipo un condominio? O una società? O un governo? Quindi chi sarebbe in grado di centralizzare il settore dell’energia, a prescindere dagli enormi interessi economici che vi orbitano attorno? E questo evoca:
– Allarme sulle implicazioni della pianificazione centralizzata nel settore dell’energia
– Dubbi sull’efficacia dei governi globali che collaborano in questo ambito

3. Contraddizioni della proposta: 
– Le contraddizioni nel promuovere auto elettriche e nello stesso tempo limitare l’uso del carbone: tutto sommato, al di là della pericolosità di quelle che io chiamo “macchine a pile”, non sarebbe male, peccato però che ad oggi il 39,4% dell’energia elettrica è stata generata da fonti rinnovabili, il 38,7% da combustibili fossili e il 21,9% da energia nucleare. Combustibili fossili in dettaglio: gas: 19,6% carbone: 15,8%.
Se togliamo il nucleare, circa il 50 % dell’energia elettrica necessaria alle “macchine a pile” è generata dal carbone. Se togliamo il carbone ci rimangono le fonti rinnovabili, ovvero l’energia solare, quella eolica, l’energia idroelettrica, ma anche, entro certi limiti, l’energia derivante dall’impiego di biomasse.
E i pedali! Quindi via il carbone e compriamoci delle bellissime “macchine a pile e a pedali”, praticamente biciclette a 4 ruote.
– Sospetti su un possibile racket industriale dietro la transizione energetica proposta: ti confesso che a me qualche sospetto in tal senso viene, non so a te.

4. Esperienza con la ‘scienza governativa’:
I turchi hanno un proverbio che dice “Sütten ağzı yanan, yoğurdu üfleyerek yer.” (Chi ha la bocca dal latte scottata, mangia lo yogurt soffiandoci sopra.) I proverbi sono statistica applicata, e se pensiamo a ciò che abbiamo visto riguardo la c.d. “scienza governativa” io adesso soffierei sopra anche al ghiaccio.
Ovviamente mi riferisco a cose che non voglio commentare in questo articolo, lasciando a te ogni conclusione, ovvero:
– Paralleli tra l’esperienza con la gestione della pandemia da COVID-19 e le attuali proposte climatiche
– Critiche all’uso della scienza governativa per imporre politiche discutibili

5. Il Great Reset e la transizione energetica:
Leggere il libro di Klaus Schwab “The Great Reset” mi ha fatto capire cosa sta realmente accadendo. L’intero piano per eliminare gradualmente i “combustibili fossili” è in realtà solo un grande stratagemma per una nuova classe di capitalisti per trarre profitto da una grande transizione industriale. Abbasso la vecchia classe dirigente e su quella nuova, facile no?
– Il libro di Klaus Schwab ‘Il grande reset’ evidenzia un possibile racket industriale dietro la transizione energetica
– Sospetti su un nuovo stratagemma per trarre profitto da una grande transizione industriale

6. Crisi della fiducia nei governi:
Se io adesso ti chiedessi se ti fidi dei governi (non solo quello italiano, ma anche quelli degli altri paesi del mondo) credo che ti sarebbe non facile dirmi di si, perché al di là della retorica né tu né io disponiamo di prove del fatto che possiamo fidarci. E temo che questa sfiducia sia ormai talmente radicata che l’intero sistema di governo sia uno strumento fortemente compromesso, che impiegherà non so quante generazioni per poter ritrovare una sua collocazione. Quindi:
– Molti non si fidano dei propri governi e della propaganda, compromettendo la reputazione mondiale dei governi.
– Le istituzioni globali potrebbero affrontare ostacoli nel realizzare progetti se la popolazione non crede alla classe dirigente.

Ecco, così comnciamo bene la settimana. Buon lunedì.

Carlo Makhloufi Donelli

p.s.; di questi argomenti abbiamo parlato anche qui:
https://ita.li.it/2022/11/18/dellenergia-e-di-come-produrla/
https://ita.li.it/2023/02/16/world-economic-forum-siete-sicuri-di-sapere-cose-parte-2/

 

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