Dal 25 aprile Venezia ha introdotto un ticket d’accesso, un argomento estremamente complesso.
Questo ticket, che potrebbe costare fino a 10 euro, è solo una parte di un sistema più grande di controllo e sorveglianza.
L’amministrazione comunale ha strutturato un regolamento che suddivide i visitatori in categorie: residenti esclusi, esenti e paganti.
Questo sistema richiede che le persone dimostrino un titolo autorizzativo per entrare in città, registrandosi sulla piattaforma del comune.
Il vero problema è che dietro il ticket d’accesso si nasconde un sistema di sorveglianza capillare con più di 700 telecamere dotate di intelligenza artificiale, che fanno video analisi nonostante sia vietata fino al 2025.
Inoltre, il comune utilizza dati raccolti dalle celle telefoniche per tracciare le persone.
Questo sistema di tracciamento, supportato da studi scientifici, permette di sapere esattamente dove si trova una persona ogni cinque secondi.
Questo controllo estremo invade la privacy dei cittadini, costringendoli a richiedere autorizzazioni per qualsiasi spostamento.
I nuovi sorveglianti della città, organizzati in quattro livelli, non hanno l’autorità legale per chiedere documenti d’identità.
Ma in realtà c’è molto di più di questo: Smart Control Room, TIM, telecamere con intelligenza artificiale a bordo, video analisi ecc.
Tra l’altro il consiglio di amministrazione di Tim ha approvato la vendita della rete al fondo statunitense Kkr per 22 miliardi di euro.
Dove vanno a finire i nostri dati?
Di tutto questo ci parla Giovanni Di Vito, che risiede a Venezia e che da più tempo, insieme ad altri, analizza ciò che Venezia sta subendo.
Di questo argomento abbiamo parlato anche qui:
https://ita.li.it/2023/02/16/contributo-daccesso-ovvero-gli-occhi-di-venezia-del-2023/