Daniela Lizzio ▫ 07 gennaio 2023
Le Festività sono giunte al termine. Gran parte di noi non le ha quasi avvertite per la loro pressoché totale sovrapposizione con i diversi fine settimana. Tuttavia l’aria muschiata e tintinnante del Natale ha pervaso tutti i luoghi e gli animi, senza distinzioni.
A ben pensarci, credo che in nessuna fase dell’anno si avvertano stati emozionali così cangianti come durante questo periodo: fiocchi di serenità alternati a vampate di malinconia, battiti d’ottimismo tramutati velocemente in sferzate di angoscia. Anche le interazioni con parenti e amici non risultano indenni da questo volteggiare; ecco perché spesso i palpiti di benevolenza e affezione possono evolversi, facilmente e in pochi attimi, in fiammate d’ira.
L’anno scorso trascorsi questo periodo nell’inedita, amarissima, condizione di sospesa dal lavoro per aver rifiutato l’obbligo di green pass – prima – e di vaccinazione – dopo. Quindi ero a casa già da mesi e senza avere la benché minima idea di quanto ci sarei rimasta.
Durante i giorni delle feste, anche se con lo stato d’animo a pezzi, ci si riunì più volte con i vecchi amici rientrati in città e, per quanto mi fossi autoimposta – almeno per l’occasione – di non affrontare gli argomenti scottanti e divisori dei mesi precedenti ecco che, in un modo o nell’altro, i discorsi confluirono inevitabilmente lì. Tutte le differenze tra noi emersero con ancora più forza.
Mi fu chiaro fin da subito che le nostre vedute divergenti scaturivano in gran parte dalle fonti a cui attingevamo. Da tempo avevo chiuso con i media mainstream, che mai avevano palesato in modo così evidente il totale asservimento al potere come negli ultimi tre anni, e cominciato la mia personale ricerca dell’altrove, del non visto e non detto, del censurato perché non allineato quindi scomodo. Informarsi, indagare, analizzare, comparare sono tutti processi costosi in termini di tempo e, soprattutto, di energia mentale: implicano una costanza ed uno sforzo che – ormai è chiaro – la maggior parte della gente non è disposta ad impiegare. I più preferiscono la comodità di una verità pronta e servita che una da ricercare con la fatica di un minatore.
Mi prodigai a descrivere loro “la faccia nera della luna”, leggendo documentazioni e snocciolando dati attinti da fonti certe e ufficiali riguardanti la farsa pandemica. Ma ciò che ne ottenni furono solo sbeffeggiamenti o minimizzazioni soprattutto dai “vaccinati per scelta”, secondo i quali i dettami di Chiesa e Stato non potevano che essere generati esclusivamente per il nostro bene.
In quel periodo, tra i canali Telegram, era possibile leggere di tutto un po’. Circolavano previsioni di imminenti carestie e black out, di sicura e prossima guerra civile, della vicina morte di Bergoglio, oltre alle solite e più disparate teorie in cui tutto viene messo in discussione. Parlai loro anche di questo, non ne ravvisai nulla di sconveniente.
Quest’anno, alla consueta rimpatriata per le Feste, ecco il prevedibile ripescaggio, tra una chiacchiera e l’altra, della questione vaccini. All’ennesima provocazione, non ho potuto non fare riferimento agli innumerevoli effetti avversi che questi stanno generando.
Una reazione tra tutte: << Basta, dai! L’anno scorso davi la fine certa di Bergoglio, dicevi che presto si sarebbero svuotati gli scaffali, si sarebbe rimasti al buio e senza acqua, che ci sarebbe stata la guerra civile. Dicevi che si sarebbero ammalati tutti i vaccinati. Ti rendi conto da sola che sbagli a dare credito a questi siti e canali. Sono tutte esagerazioni! Nessuna di queste previsioni si è avverata! >>.
In un attimo ho assistito all’appallottolamento di tutte, proprio tutte, le mie estenuanti e minuziose argomentazioni, miseramente respinte come informe ammasso farlocco e complottista.
L’insopportabile sensazione di svuotamento provata mi ha suggerito solamente di non sprecare altro fiato.
Solo che in questi giorni continua a ronzarmi quella risposta sconcertante, da cui nasce una riflessione non trascurabile sulle insidie legate al mondo dell’informazione e della comunicazione.
È ben noto che a tenere la massa sotto scacco è la massiccia e capillare deviazione#falsificazione#alterazione del flusso informativo da parte dei media mainstream.
Ma la gestione di una simile opera di condizionamento comporta, in un’epoca come la nostra, il dover tenere conto – anche e soprattutto – di quel mondo sotterraneo entro cui il reale oggettivo – il dato di fatto senza filtri – si insinua e scorre come acqua di fiume in cerca di mare.
Chi regge i fili ha ben chiaro quali possano essere gli effetti di un flusso crescente non arginato; la contaminazione di quel mondo altro costituisce uno dei più efficaci modi per contrastare l’avanzata della consapevolezza. Il fiorire, quindi, di stuoli di gatekeeper e bot in ogni meandro di messaggistica e broadcasting alternativo nasce proprio da questa volontà.
Ciò comporta, allora, che notizie certe e autorevoli vengano sapientemente miscelate con fake news o con previsioni e teorie che, per quanto possano essere considerate attendibili, potrebbero riferirsi ad eventi che si svolgeranno in archi temporali molto più diluiti.
Quello che deriva da quest’operazione è un sostanziale e inquietante depotenziamento proprio dei dati certi e ufficiali. Il vero e oggettivo viene impoverito e declassato a paccottiglia, nel momento in cui lo si riporta insieme ad altre notizie volutamente rese, con buona probabilità, fin troppo catastrofiche e sensazionalistiche.
Questa modalità richiama alla mente quello che fin troppo spesso si adotta per la realizzazione dei servizi giornalistici di propaganda quando, per screditare qualcosa di importante, si intervista un soggetto bizzarro o stralunato per difenderne le ragioni: in tal modo si lascia intendere che non è questione seria o che addirittura è cosa da matti.
Tutto ciò deve far riflettere su quanto sia importante la gestione dell’informazione indipendente in quella che è la delicata fase di trasferimento a menti ancora ingenue e inconsapevoli: per renderla davvero efficace la si dovrebbe considerare come fine gioco psicologico riportando a piccole dosi solo ciò che davvero è rilevante mettere in luce; tralasciando, pertanto, informazioni che, per quanto verosimili e fondate nella maggior parte dei casi, è bene trattenere per sé.
Anche perché non bisogna perdere di vista che ci si ritrova al cospetto di chi, ancora del tutto dormiente, non vede l’ora di guardare il nostro dito anziché la luna.