Green è bello?

Green, ovvero verde, un colore meraviglioso che evoca quelle scene bucoliche che riscaldano il cuore.

Ma è sempre così? No, perché basta anteporre la preposizione articolata “al” e se non si sta parlando di cucina diventa il colore peggiore che c’è.

Adesso “al verde” rischiano di venire cucinati la maggior parte degli italiani; ora vi spiego perché:

Credo di non dire niente di nuovo se dico che v’è un interesse crescente degli investitori stranieri per il mercato immobiliare italiano, particolarmente accentuato dopo l’approvazione della direttiva “case green” da parte del Parlamento europeo.

In quest’ottica sono già pronti, casualmente, ben 40 fondi sovrani esteri, con un potenziale di investimento di 4500 miliardi di euro, stanno concentrando le loro attenzioni sul settore immobiliare italiano, incluso il mattone di proprietà individuale.

La direttiva “case green” funge da catalizzatore per questi investimenti in quanto promuove l’efficientamento energetico degli edifici e prevede incentivi per la ristrutturazione.

L’obiettivo ambizioso dell’Unione Europea di rendere il settore immobiliare a emissioni zero entro il 2050, insieme al programma “Fit for 55”, ha ulteriormente stimolato l’interesse degli investitori.

Il patrimonio immobiliare italiano, prevalentemente composto da abitazioni, è in gran parte obsoleto e richiede interventi di ristrutturazione per migliorare l’efficienza energetica.

Tuttavia, molti proprietari potrebbero non essere in grado di sostenere i costi di tali interventi, stimati tra i 35.000 e i 60.000 euro per unità abitativa.

Di fronte a queste difficoltà finanziarie, molti proprietari potrebbero essere costretti a cedere la proprietà dei loro immobili ai fondi investitori, cambiando radicalmente il panorama abitativo italiano.

I partiti di centrodestra, opponendovisi, hanno espresso preoccupazione riguardo alla direttiva “case green”, e il timore di una maggiore ingerenza dell’Unione Europea nella politica nazionale.

I delegati al parlamento europeo di Pd e 5 Stelle, hanno invece votato a favore: “La miopia di certe forze non consente loro di vedere gli sforzi fatti per giungere ad un accordo conclusivo in cui molti dei vincoli della proposta iniziale sono stati rivisti e ammorbiditi“, ha sostenuto Chiara Braga, capogruppo del Partito democratico alla Camera, in puro stile Schlein.

Fatte queste premesse, andiamo a vedere più nel dettaglio cosa prevede la direttiva “case green”:

La direttiva sull’Efficienza energetica degli edifici (Epbd), nota anche come direttiva sulle “case green”, recentemente approvata dal Parlamento Europeo, si propone l’ambizioso obiettivo di azzerare le emissioni dell’intero parco immobiliare europeo entro il 2050.

Ogni stato membro dovrà inviare un piano nazionale di ristrutturazione entro il 2026, con una tabella di marcia e obiettivi da seguire, aggiornabile ogni 5 anni.

Le nuove regole prevedono la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali, con un taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Entro il 2050, tutto il settore residenziale dovrà essere a zero emissioni.

Gli stati potranno decidere su quali edifici concentrarsi, ma almeno il 55% della riduzione del consumo energetico dovrà essere ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici meno efficienti.

La direttiva mira anche a eliminare l’uso di combustibili fossili nelle abitazioni entro il 2040, con incentivi fiscali che saranno gradualmente eliminati già dal prossimo anno.

L’installazione di apparecchi ibridi e l’elettrificazione dei riscaldamenti saranno incoraggiati, insieme all’adozione di pompe di calore.

Un’altra novità riguarda la predisposizione degli edifici per l’installazione di impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti, con l’obbligo che i nuovi edifici siano “solar-ready” e l’installazione graduale di pannelli solari sui tetti degli edifici già esistenti idonei a partire dal 2027.

In Italia, la maggior parte degli edifici residenziali ha un’età media avanzata e una classe energetica scarsa, rendendo necessaria una vasta ristrutturazione.

Tuttavia, solo un quarto degli edifici attuali soddisfa i requisiti della nuova direttiva.

Gli stati membri devono recepire la direttiva entro due anni e applicarla utilizzando le risorse nazionali ed europee a disposizione.

Non sono previsti nuovi fondi dall’Unione Europea, quindi si dovrà fare affidamento su stanziamenti già disponibili come il Pnrr e altri fondi dedicati al clima e alla coesione.

Il testo sarà ufficialmente in vigore entro venti giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea e sarà riesaminato dalla Commissione di Bruxelles entro il 2028 per eventuali correzioni.

P.S.:  a partire dal 1° gennaio 2030, sarà vietato vendere o affittare gli immobili non a norma con la classe energetica prevista dalla Direttiva UE. Quindi un altro rischio in cui gli edifici non efficienti incorrono è la perdita di valore dell’immobile stesso.

Allora, green è ancora bello?

Carlo Makhloufi Donelli

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